Salvatore Lorusso, persona enigmatica e complessa ai limiti dell’incomprensibile, è deciso a rinunciare al suo ricorso per affidamento in prova al servizio sociale, preferendo addirittura la prospettiva del carcere.
Dichiara all’avvocato Alessio Mayer di trovare inaccettabili i vincoli di orario e di condotta personale che gli imporrebbero i responsabili della struttura religiosa che si era dichiarata disposta ad ospitarlo in affidamento.
Alessio sarà costretto a comprendere quanto il concetto di libertà sia soggettivo, opinabile e sfuggente e di come l’avvocato possa consigliare ma non imporre le scelte che apparirebbero maggiormente convenienti.